Biodiversità: un valore sulla tavola

È importante variare l’alimentazione! L’attenzione alla biodiversità ci permette di dare spazio a varietà diverse, antiche, nutrienti, saporite

Articolo in collaborazione con Cucina Naturale

Quando si sente parlare di biodiversità, il pensiero va subito alle foreste, agli animali selvatici, magari esotici, al rischio di una loro estinzione. Ma la biodiversità è ovunque: nel prato davanti casa, e anche dentro al nostro piatto.

Ma che cos’è la biodiversità? La possiamo definire come l’insieme degli ecosistemi e degli esseri viventi che li popolano, che siano animali o vegetali. Ci sono ambienti naturali che ne sono ricchi, altri che ne sono stati deprivati, per esempio a causa delle monocolture, dell’agricoltura industriale. In qualche caso, come nei parchi, si lavora per ripristinarla.

La biodiversità è vitale, essenziale per la nostra sopravvivenza, perché ci fornisce il cibo e consente alla natura di adattarsi ai cambiamenti climatici e ambientali. Senza la biodiversità saremmo destinati all’estinzione. Non crediamo di poter fare a meno della natura!

Mangiamo sempre gli stessi alimenti…
Ci sono dei numeri che ritroviamo spesso quando si parla di biodiversità nel cibo. Fino a cent’anni fa, le specie utilizzate in agricoltura per la nostra alimentazione erano circa 10.000, ben distribuite. Per fare un esempio, da noi non si conoscevano i kiwi, ma negli orti si incontravano ortaggi che nessuno più coltiva. Secondo alcune valutazioni, nell’ultimo secolo abbiamo perso tre quarti della diversità agricola. Oggi, il 90% del cibo che consumiamo proviene da un insieme di 120 specie animali e vegetali. E solo 12 specie vegetali e 5 razze animale compongono il 70% dei nostri pasti.

Certo, questi pochi cibi saranno quelli più amati, più diffusi, anche molto nutrienti. Ma in realtà, ogni alimento ha vantaggi e limiti. Una dieta monotona è da evitare.

Regola uno: variare.
C’è una regola che i medici hanno da sempre ripetuto: bisogna aumentare la variabilità degli alimenti perché in questo modo si hanno più vantaggi e meno rischi. È più probabile che si garantisca l’assunzione di tutte le sostanze necessarie all’organismo, in particolare le vitamine e gli oligoelementi. E per le sostanze tossiche, come i residui dalle lavorazioni agronomiche e gli additivi, diminuiranno i rischi di accumulo e di ingestioni oltre le dosi giornaliere ammissibili definite dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Ma oggi può risultare difficile variare l’alimentazione, a causa della continua erosione della biodiversità, nell’ambiente come nel piatto. Tanti sono i prodotti che conosciamo ma se si va a vedere da che cosa sono composti, nella maggior parte dei casi si troveranno sempre le stesse materie prime: frumento, mais, grasso vegetali, latte vaccino e suoi derivati, sale. D’altra parte, faticano a trovare posto varietà di frutta e di verdura che devono scontare, per esempio, una taglia non standard, una forma non perfetta, una scarsa conservabilità. Tutti criteri che non consideriamo nella selezione, anzi.

Stagionalità e varietà.
Per stare bene è indispensabile allargare il ventaglio dei cibi che consumiamo. Definire un menu che ci permetta di introdurre vegetali, e anche carni e pesce se ne consumiamo, il più possibile diversi e adatti al periodo dell’anno, seguendo la stagionalità. Per fortuna, in questo percorso possiamo incontrare produttori attenti alla biodiversità, che lavorano con cura alimenti che si distinguono per forma, sapore, consistenza, conservabilità.

In Cortilia abbiamo introdotto il concetto di biodiversità condivisa. È un approccio di collaborazione dove l’azienda, insieme a produttori agricoli esperti, si individuano varietà antiche, da rivalorizzare per poter essere ancora coltivate così che non vadano perdute.

Tra i produttori che ci forniscono frutta troviamo anche un produttore di frutta che ha aderito al marchio volontario Biodiversity Friend, uno standard produttivo seguito dagli agricoltori che diventano veri e propri custodi dell’integrità ambientale del territorio: si tratta di Stefano di Liberifrutti.