Da sempre uno dei nostri valori fondamentali è il comprare italiano. Da sempre uno dei nostri pilastri sono gli agricoltori, i produttori e tutti quelli che che da tutta la Penisola ci portano preziose eccellenze e ci parlano di sé attraverso il cibo. Oggi più che mai è importante dare valore all’origine dei prodotti e delle materie prime, così come al lavoro italiano. Per farlo, oltre a promuovere una spesa consapevole, vogliamo quindi approfondire delle diciture che si trovano spesso in etichetta, che alle volte comportano anche un sovrapprezzo, ma con un motivo fondato alle spalle, che è bene conoscere. Cosa sono quindi DOP, IGP e STG? Vediamole nel dettaglio.

La DOP, acronimo di Denominazione d’Origine Protetta è un marchio di tutela giuridica. Può essere il nome di una regione, di un luogo o un paese che serve a designare un prodotto agricolo o alimentare che sia originario di tale zona, le cui caratteristiche sono dovute essenzialmente o esclusivamente a un particolare ambiente geografico, tra cui anche dei fattori umani, e la cui produzione, trasformazione e elaborazione avvengono tassativamente in una zona delimitata.
Per IGP, Indicazione Geografica Protetta, si intende sempre il nome di una regione, di un luogo o un paese che serve a designare un prodotto agricolo o alimentare che sia originario di tale zona con le stesse condizioni della DOP e per ottenere la certificazione serve che almeno una delle fasi del processo (produzione, trasformazione o elaborazione) avvenga nella zona delimitata. Si differenzia dalla DOP per questo fattore: basta che una delle fasi di produzione avvenga nella zona.
Differente è invece la certificazione STG. Si tratta di una Specialità Tradizionale Garantita e tutela le produzioni caratterizzate da composizioni o metodi di produzione tradizionali. In particolare si riferiscono a metodi di produzione legati alla tradizione di prodotti che non vengono prodotti necessariamente in tale zona. Un esempio? La pizza napoletana.
Queste certificazioni, specialmente le prime due, sono molto importanti e da tenere a mente quando si fanno acquisti proprio per avere certezze sulle zone di produzione, e non solo, degli alimenti. Una spesa consapevole passa prima di tutto dalla conoscenza.
A queste sigle si associano, e alle volte confondono, anche IGT, DOC e DOCG ma si tratta di denominazioni e sigle che sono riferite al mondo del vino. Vediamo nel dettaglio anche queste:
IGT: Indicazione Geografica Tipica. Viene assegnato ai vini la cui produzione avviene nella rispettiva indicazione geografica, le uve da cui è ottenuto provengono per almeno l’85% esclusivamente da tale zona geografica, con indicate le caratteristiche organolettiche.
DOC: Denominazione di Origine Controllata. È la denominazione usata in enologia che certifica la zona di origine e delimitata della raccolta delle uve utilizzate per la produzione del prodotto sul quale è apposto il marchio. In pratica, un prodotto DOC, come un DOP, è uno di qualità e rinomato, le cui caratteristiche sono connesse all’ambiente naturale ed ai fattori umani.
DOCG: Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Il contrassegno DOCG è sinonimo di garanzia, circa l’origine e la qualità del prodotto vinicolo. Questa denominazione viene ottenuta dai vini che sono stati riconosciuti DOC per almeno 10 anni e che superano delle attente analisi organolettiche e chimico-fisiche.
Le differenze tra DOC e DOP
La prima differenza tra il marchio DOC e quello DOP riguarda l’origine degli stessi. La certificazione DOC, che indica un prodotto in cui è testimoniata l’origine controllata, è tipica del territorio italiano, mentre quella DOP, ossia denominazione di origine protetta, è legata all’Europa. Un secondo grande motivo distintivo dei marchi di qualità è legata ai prodotti che certificano. Il DOC è infatti utilizzato esclusivamente nel settore vinicolo, il DOP invece è attribuito a tutti i prodotti alimentari a esclusione proprio del vino e di altri alcolici.