Una Pasqua all’insegna della tradizione

Uova di cioccolato, colomba ma anche tanta verdura sulle tavole degli italiani.

Con l’avvicinarsi della Pasqua abbiamo condotto un sondaggio per indagare come i rispondenti trascorreranno questa festività e che tipo ti pranzo hanno intenzione di organizzare.

Hanno risposto al questionario 1.285 persone, che hanno restituito una fotografia piuttosto tradizionalista delle proprie abitudini. Infatti, quasi il 57% degli intervistati trascorrerà la Pasqua a casa, rispetto a un 22% che farà un viaggio per “staccare la spina”. In ribasso anche il trend della gita di Pasquetta, opzione scelta soltanto dal 21% dei clienti di Cortilia.

La maggioranza del panel (54%) ha poi dichiarato che organizzerà il tradizionale pranzo pasquale, contro uno scarso 8% che andrà al ristorante e un 38% disposto a osare portando qualcosa di innovativo sulla propria tavola. Secondo quanto dichiarato dagli intervistati sembrerebbe che l’evoluzione delle abitudini di acquisto, con la diffusione capillare dello shopping online, che sta prendendo corpo anche nel campo agroalimentare, non abbia però scalfito il legame nei confronti di piatti e menu tradizionali.

A farla da padrona sono infatti le uova di cioccolato, per grandi e per bambini, che ottengono quasi il 70% di preferenza come cibo più rappresentativo della Pasqua, seguite da colomba, agnello e torta pasqualina.

Alla domanda “quale cibo non deve mancare sulla tua tavola pasquale” stupisce che la pasta fresca o  le lasagne ottengano solo uno stringato 28%. Il piatto simbolo del Made in Italy ha ceduto il posto ad antipasti e contorni di verdure, che si sono guadagnate oltre il 38% delle preferenze e dall’agnello con patate che,  ancora oggi viene scelto da un buon terzo del panel. In ultima posizione troviamo il pesce con poco meno del 7% delle preferenze.

Pur affidandosi alle nuove tecnologie per gli acquisti e le attività quotidiane, il campione intervistato si rivela legato alle tradizioni, senza mai rinunciare ad un’alimentazione di qualità. Qualunque sia la modalità con la quale giunge a domicilio, il cibo per oltre il 47% degli intervistati deve essere di qualità, per i pranzi di tutti i giorni e in particolare per quello di Pasqua. Un requisito irrinunciabile per il quale il 44% degli utenti ha dichiarato di non porre limiti al proprio budget.

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La Pasqua tra gusto e leggenda

Ci siamo… eccoci a marzo il mese della primavera e quest’anno anche della Pasqua. Abbiamo pensato di prepararci al rito e alla simbologia di questa ricorrenza con il verso giusto. In collaborazione con i nostri amici artigiani, abbiamo selezionato alcuni prodotti e eccellenze.

Partiamo dal dolce per antonomasia, vale a dire la colomba. E lo facciamo con qualche riga di aneddoto e storia di questo prodotto. Di leggende se ne trovano diverse: ne abbiamo scelte due.

La creazione della Colomba pasquale pare essere legata al tempo di Federico Barbarossa e della Lega di Comuni lombardi (XII secolo). L’idea sarebbe nata ad un condottiero del Carroccio che, osservando durante la battaglia due colombi posarsi sopra le insegne lombarde, decise d’infondere ai suoi uomini il nobile spirito di quegli uccelli, facendo confezionare dai cuochi dei pani a forma di colomba.

Un’altra leggenda si rifà invece alle vicende di Alboino, re longobardo del VI secolo ai tempi dell’assedio barbarico di Pavia. Dopo ben tre anni di battaglie arso da un forte desiderio di vendetta, Alboino riuscì a entrare in città, alla vigilia della Pasqua del 572. Ma secondo una leggenda, la città fu salva per uno stratagemma di un vecchio pasticciere. Questo offrì al re un dolce a forma di colomba come simbolo di pace, così buono e invitante che costrinse il sovrano a una promessa: “Pace sia e rispetterò sempre le colombe simbolo della tua delizia”. Quel dono presentato ad Alboino, nascondeva però un sottile inganno. Infatti, quando il re prese ad interrogare le fanciulle, che gli erano state regalate in segno di sottomissione, domandando a ciascuna il proprio nome, scoprì che rispondevano tutte a quello di “Colomba”. Alboino comprese il raggiro che gli era stato giocato, ma rispettò lo stesso la promessa fatta, salvando sia la popolazione dalla sua vendetta sia le ragazze dalla sua bramosia sessuale.

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Leggende a parte, ciò che conta è la sostanza delle proposte dei nostri artigianali pasticceri, ciascuno impegnato nel promuovere la propria idea di questo straordinario dolce pasquale con personalità e senso di identità.

Colomba classica di Massimo Grazioli: un inno alla tradizione pura e semplice, un artefatto eccellente preparata con lievito madre di produzione propria e materie prime di altissima qualità, il cui impasto viene lasciato lievitare per 12 ore, rimpastato e fatto nuovamente lievitare per una notte intera.

Colomba al cioccolato di C’era Una Torta: una new entry in “casa Cortilia”, l’interpretazione in chiave golosa dell’arte della pasticceria di Valentina Meda. Realizzata con cioccolato fondente di primissima categoria e le migliori mandorle siciliane: da non perdere!

Colomba all’olio extravergine d’oliva BIO: un’alternativa con qualcosa di speciale, ovvero l’olio extra vergine di oliva, che la rende particolarmente leggera. La Colomba Evvivo è preparata artigianalmente utilizzando esclusivamente lievito madre, con oltre 32 ore di lievitazione, farina di frumento con germe integrale macinata a pietra. Il tutto da agricoltura biologica.

La Pasqua di Cortilia non può non prevedere anche l’assortimento di cioccolato… tra questi l’uovo di Pasqua firmato Passion Cocoa in versione al latte o fondente e dei gustosi ovetti e coniglietti ripieni di cioccolato.

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Non fare il pollo: conosci le tue galline!

Ostini_20120906_C014Le festività di Pasqua sono vicine e non a caso anche noi abbiamo deciso di parlarvi delle uova, cibo dal forte valore simbolico sul quale in queste settimane si sprecheranno parole su miti, virtù, leggende, aneddotti, usi tra i fornelli, impieghi cosmetici, proprietà nutrizionali, terrorismo colesterolemico e tanto altro… il tutto senza considerare, come spesso capita, lo straordinario lavoro delle galline, animali che, oltre all’indifferenza, sono costretti a sopportare l’etichetta di animali di scarsa intelligenza.

Parlare delle uova e delle sue proprietà vuol dire prima di tutto dare il giusto valore a chi che le fa: le tanto amate galline (non si offendano anatre, tacchine, quaglie e struzzi… parleremo anche di loro presto). Ecco perché vogliamo ancora una volta porre attenzione e sensibilizzare sulle abituali e controverse condizioni di vita a cui il genere umano è solito sottoporle.
L’etichetta delle uova che acquistiamo può darci importanti informazioni a riguardo: si possono ottenere ragguagli precisi sulla filiera produttiva, a cominciare da come sono state allevate le galline. Sugli imballaggi è obbligatoria l’indicazione del sistema di allevamento e anche sul guscio la legge impone il codice alfanumerico composto da 11 cifre.

La prima cifra identifica i sistemi di allevamento, così codificati:
0 biologico:
gli animali sono in grado di razzolare liberamente all’aperto in spazi predefiniti, con possibilità di ricovero in ambienti adeguati e sono alimentati con mangimi e foraggi provenienti da agricoltura biologica
1allevamento all’aperto:
hanno accesso all’esterno per razzolare, con uno spazio di almeno 2,5 metri quadri per ovaiola e dotato di nidi, trespoli e lettiere. Quando sono all’interno la densità massima è di 12 per metro quadro (9 dal 2012). Sono le galline “allevate all’aperto” (o “free range” in inglese)
2allevamento a terra:
le galline non stanno in gabbia ma libere a terra. Sono allevate in capannoni chiusi senza accesso all’esterno. La densità massima di galline è di 9 per metro quadro.
3allevamento in gabbia:
identifica il sistema industriale ovvero il più diffuso, in cui le galline sono chiuse in gabbie multipiano costantemente stimolate da luce, cibo e acqua. È bene precisare che qualche passo avanti per migliorare le condizioni di vita degli animali è stato fatto. Da quest’anno è obbligatorio a livello comunitario l’adeguamento delle modalità di allevamento in gabbia in gabbie modificate, che prevede che le galline ovaiole possano vivere in un ambiente un po’ più dignitoso: almeno 750 cm2 di superficie per ovaiola, di cui 600 cm2 di superficie utilizzabile, di un nido, una lettiera, posatoi appropriati (almeno 15 cm di spazio per ovaiola), una mangiatoia, un sistema di abbeveraggio appropriato.

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Ricordiamo che l’etichetta delle uova dà altre informazioni utili:
origine: il codice alfanumerico riporta la sigla della stato e della provincia di produzione. Premesso che difficilmente si vendono in Italia uova di provenienza estera, è bene soffermarsi sulla provincia ed evitare di mangiare uova che arrivano da centinaia di chilometri di distanza.
classificazione per categorie di peso (XL grandissime, oltre i 73 g; L grandi, da 63 a 73 g; M medie, da 53 a 63 g; S piccole, meno di 53 g);
classificazione della freschezza: (“extra fresche” fino al settimo giorno dall’imballaggio o al nono giorno dalla deposizione; “A”, che significa “fresche”, una volto trascorso tale periodo; “B”, non commercializzabili, destinate alla trasformazione industriale previa pastorizzazione).