Benvenuto autunno!

Contenuto realizzato in collaborazione con Cucina Naturale

Il cambio di stagione segna l’arrivo sulla tavola di frutti e ortaggi che arricchiscono i piatti di sapore, ma anche di benefiche proprietà. Scegliamoli sempre freschi, pieni di gusto e provenienti da filiera corta

Con l’arrivo dell’autunno le giornate di sole si accorciano cedendo il posto alle prime piogge e a temperature decisamente più frizzanti. Aumenta la voglia di gustare piatti caldi e sostanziosi che, con i loro sapori intensi, ci introducono in una stagione ricca di frutta e verdura dai profumi avvolgenti. E se siete alla ricerca di qualche consiglio per preparare una cassetta della spesa, ecco la nostra proposta: zucca, cavoli, porri, uva, mele, pere e castagne non devono mancare!

Conosciamo meglio i prodotti di stagione

Zucca

Si raccoglie in autunno e si conserva fino a primavera, regalandoci per tutto l’inverno i suoi benefici e la sua versatilità in cucina. Ricca di caroteni utili per aumentare le difese immunitarie, protegge la vista e, nonostante il suo sapore dolce, può essere consumata anche dai diabetici grazie al suo elevato contenuto di fibre.

Cavoli

Ne esistono talmente tante varietà che c’è solo l’imbarazzo della scelta! C’è il cavolo verza e quello cappuccio, il cavolo nero e quello rosso, il cavolfiore e il cavoletto di Bruxelles… e della famiglia fanno anche parte i broccoletti romani e il cavolo rapa. Insomma, ce n’è abbastanza da cambiar menu ogni giorno senza rinunciare al piacere di gustare uno di questi preziosi alimenti. Inoltre, sono tra le verdure più apprezzabili dal punto di vista minerale e vitaminico, indispensabili per il sistema immunitario quando le temperature si abbassano: contengono infatti zolfo, magnesio, potassio e calcio. Ma è soprattutto la presenza di azoto e clorofilla che li rendono utili a chi ha scelto una dieta vegetariana.

Porri

Ricchi di qualità nutrizionali e dal sapore unico, i porri si meritano la giusta attenzione. Questi deliziosi bulbi svolgono un’azione disintossicante, diuretica e leggermente lassativa grazie alle fibre delicate, mentre la ricchezza di sali minerali, tra cui lo zolfo, aiuta contro le malattie da raffreddamento.

Uva

Tra le tante qualità di questo frutto spicca senza dubbio il suo sapore dolce, mai stucchevole grazie alla presenza di acidi organici utili per l’equilibrio acido-base dell’organismo e perfetti per contrastare la fame nervosa. Ricca di minerali, è anche un ingrediente prezioso in cucina. L’importante che l’uva sia di buona qualità, ben matura e saporita: bianca o nera, scegliete la varietà che preferite.

Mele

“Una mela al giorno toglie il medico di torno”, dice il proverbio, e gli studi lo confermano, le mele sono ricche di virtù! Contengono vitamine e minerali e tante sostanze benefiche che lavorano in sinergia, presenti anche in abbondanza nella buccia, da consumare nel frutto fresco se non trattato.

Pere

Frutti molto appaganti e dalle caratteristiche che si adattano bene sia per le preparazioni dolci che quelle salate. Sono un’eccellente fonte di fibreidrosolubili, come la pectina che aiuta il controllo del colesterolo: ne contengono più delle mele. Le pere sono spesso consigliate in quanto ipoallergeniche: rispetto ad altri frutti, provocano meno reazioni. In particolare, durante lo svezzamento sono spesso raccomandate come un modo sicuro per iniziare il bambino alla frutta. È indispensabile, però, che siano biologiche!

Castagne

Arrosto, lessate, in salsa, come ripieno… è un vero piacere gustare le castagne, dolci, energetiche e ricche di preziosi nutrienti. Contengono magnesio, potassio e vitamina B2 e contrastano la stanchezza muscolare dopo l’attività fisica. Un po’ di zuccheri per il buonumore e fibre per la sazietà fanno delle castagne lo spuntino ideale in autunno.

I valori di una spesa a filiera corta

Se si è alla ricerca di qualità e freschezza di frutta e verdura è importante seguire alcune regole semplici e preziose per l’acquisto dei prodotti.

  • Attenersi alla stagionalità per avere sempre frutta e verdura ricca di vitamine e di gusto.
  • Acquistare un prodotto che ha impiegato minor tempo possibile per effettuare le fasi di trasporto e gestione delle consegne.
  • Conoscere la storia, i luoghi e i processi produttivi dei prodotti acquistati.
  • Condividere un modello di spesa e consumo sostenibile che favorisce il territorio in cui si vive.

Un sorso di Brianza

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Sono tornati i vini de La Costa e ne siamo felici! Siamo felici, ancora una volta, di potervi raccontare di questo inusuale e spettacolare territorio alle porte di Milano. Siamo in Brianza, quella dipinta per la produttività delle sue industrie e per il paesaggio non solito alle rappresentazioni da cartolina. Ma la Brianza non è tutta così. Claudia, Clara con i genitori Mirna e Giordano ne sanno qualcosa. Insieme, armati di entusiasmo, sorriso, voglia di mettersi in gioco, visionarietà hanno accolto la sfida di rilanciare l’immagine di questo territorio, in particolare delle fascinose colline di Montevecchia. Il loro progetto agricolo è stato da stimolo per la nascita di tanti altri ed è così che il territorio si è animato e si sta animando di nuove aziende agricole di qualità. La Costa, oltre a essere un bellissimo agriturismo, è il riferimento per una produzione di vini essenziale e di ottima stoffa enologica, avvalorata da una conduzione agronomica biologica.
Abbiamo scelto le due etichette che al meglio posso aiutare a entrare nello spirito leggero e leggiadro del distretto delle Terre Lariane.
Il Brigante Rosso è un inno alla bevibilità. Un vino succoso e piacevole, dalla giusta gradazione realizzato a partire da uve merlot.
Il Brigante Bianco è la fusione riuscita dei vitigni chardonnay, traminer, Manzoni bianco e verdese: rappresenta al meglio l’anima del territorio.

Più locale di così!

DSC_0975Forse vi sarete accorti o forse no, ma fateci caso: il termine tanto amato, da tutti decantato del Km0 sembra sparito. O meglio, sembra aver perso la sua brillante e autorevole visibilità che fino a poco fa abbagliava contadini, agricoltori, commercianti e ovviamente i consumatori. E dove se ne andato?

Avrà mica lasciato spazio a un po’ più di concretezza e realtà? Forse sì e forse – diciamolo in coro – speriamo! Perché è di questo di cui ha tanto bisogno il mondo dell’agricoltura locale.

Come già discusso a tal proposito, il Km0 è una nobile causa che è servita ad accendere dibattiti, interessi trasversali e un’acuta sensibilità del consumatore attorno alle produzioni locali e al territorio. Ma il territorio, qualsiasi esso sia – specialmente quello attorno a Milano – non è e non può essere una babele infinita di frutta e verdura di ogni sorta 12 mesi all’anno. Riconoscere e convivere con serenità, accettando i limiti strutturali, climatici, colturali e culturali che nostri territori hanno, è doveroso e importante: è un modo concreto di evitare le illusioni, di superare lo slogan del Km0 innalzato all’ingresso di un mercato, di vendere e acquistare frutta e verdura per quello che è veramente.

Eppure, in tutto questo, non dimentichiamoci che viviamo in un territorio meraviglioso, ricco di aziende agricole che quando sono nel pieno della produzione, vanno valorizzate e apprezzate. Facciamo quindi pace con il termine Km0 perché, quando c’è, è giusto farne un buon uso e valorizzarlo.

Oggi abbiamo scelto di raccontarvi una di queste esperienze, in assoluto la più inusuale e inaspettata, in controtendenza… a prova del fatto che il mondo dell’agricoltura locale è fatto anche di sfide, compromessi, sorprese, ecco a voi un caso davvero curioso. Parliamo dell’azienda il Frutteto del Parco, un vero e proprio caso di Km0 riuscito applicato al mondo della frutta, in particolare a quello delle mele. Ed è proprio attorno al frutto più coltivato al mondo, solitamente NON coltivata attorno a Milano, che l’azienda ha realizzato un progetto di produzione strutturato e credibile. Parliamo di un grande frutteto di oltre 20 ettari che per visitare è sufficiente dirigersi in direzione nord di Milano, precisamente a Ceriano Laghetto, all’interno del Parco delle Groane. E’ qui che un gruppo di amici di origine trentina ha deciso di creare il primo grande meleto in terra meneghina. Il risultato consiste in uno straordinario susseguirsi di filari in cui si alternano differenti varietà di mele. Al loro fianco, non mancano le pere e da quest’anno le ciliegie e i piccoli frutti.

Vademecum per un’ottima pizza fatta in casa

Pizza1RE’ sempre tempo di pizza! Anche soffocati da questo caldo, il disco di pasta di pane su cui si nidificano i più svariati condimenti, rimane uno dei più ambiti artefatti gastronomici. E allora, perché non rinunciare alle talvolta assillanti e caotiche pizzerie o al retrogusto di cartone delle versioni “a domicilio” e farsi la pizza in casa?

Ecco alcuni suggerimenti tecnici per un’ottima riuscita.

Come sempre occorre partire dalle materie prime. Nessun compromesso è accettato:

1) La farina: senza sprofondare nei tecnicismi, il successo di una pizza è fortemente legato alla lievitazione, processo straordinario dipeso dalla “forza” della farina. A livello domestico ci si può accontentare di una farina di grano tenero 0, senza bisogno di ricorrere alle versioni super raffinate con i limiti nutrizionali che ne conseguono.

Ovviamente ci si può sbizzarrire con tipologie più rustiche, in cui la componente integrale arricchisce di gusto e di vissuto nutrizionale la pizza. Lo stesso dicasi per farine estemporanee, come farro, segale e tanti altri grani antichi.

2) L’impasto. Anche qui, non serve munirsi di un’impastatrice professionale per poter ottenere un ottimo risultato. Non sottovalutiamo, tuttavia, la centralità di questo momento. L’incontro tra la farina e l’acqua, sotto l’azione delle nostre mani (o dell’impastatrice), dà vita ad una serie di meccanismi chimico-fisici che modifica le proprietà della farina e dà origine all’impasto. Il più importante di questi processi è la formazione del glutine. La “forza” della farina è determinante nella produzione di glutine. Usare sempre acqua fredda!

3) La lievitazione. Il misterioso processo di trasformazione è reso tale dall’azione dei lieviti. Ma quali lieviti? Lievito madre o lievito di birra? Per praticità andiamo su quello di birra fresco, vale a dire il tradizionale panetto che si compera ovunque. Rappresenta un ottimo compromesso di praticità e riuscita. Fondamentale è usarlo in dosi moderate. Per un chilo di farina è sufficiente un terzo di panetto da 25 grammi.

4) Il riposo. Fondamentale è l’attesa. Sebbene temperature elevate e dosi massicce di lievito possano accelerare la riuscita del nostro impasto, la qualità e, soprattutto la digeribilità della pizza, sono in stretta relazione con il tempo. Più tempo si decide di dedicare al riposo, meno lievito si può aggiungere perché ha più tempo per fare il suo lavoro. E’ consigliabile far riposare la pasta a temperature basse (intorno ai 10 gradi). Il freddo, infatti, rallenta il primo processo lasciando al lievito tutto il tempo di svolgersi con calma.

5) I condimenti. Che dire? Sbizzarritevi con quello che più piace, senza dimenticare l’equilibrio tra pasta e farcitura.

6) Il forno. Valorizzate quello che avete, senza scrupoli e limitazioni. Ciascuno contribuirà a proprio modo a rendere la pizza originale e distintiva. La temperatura deve essere molto alta, mai inferiore ai 250 gradi. Ci si può aiutare con una pietra refrattaria che simula l’esperienza di cottura del forno a legna, ma benissimo anche una comune teglia.

Specialità di pesce del Lago di Como

filetto di lucioperca

Il Lago di Como si associa facilmente alla bellezza dei paesaggi, ai borghi incastonati sulle sue rive, all’ombra delle montagne, alla scenografia di Bellagio e, per qualcuno, alle curiosità del noto VIP che trascorre molte delle sue giornate a godere di tali bellezze.

Meno scontato è collegare il Lario – l’altro nome per indicare il terzo lago per grandezza in Italia – alla cultura della pesca e alla straordinaria tradizione di generazioni di pescatori e abitanti locali di conservare i prodotti ittici. Tradizione che, ovviamente, si è allentata fino a sfiorare l’estinzione per via di una drastica riduzione delle risorse ittiche, ma anche di una perdita di una vera e propria economia produttiva.

Tra le poche aziende rimaste, citiamo con grande piacere la realtà della famiglia Molli. Si tratta di un’azienda 100% familiare, gestita da Marco – il fondatore -, insieme alla moglie Antonella e ai figli Claudio e Silvia, che ormai da diversi anni ha deciso di dedicarsi alla valorizzazione della cultura ittica del Lago di Como.

In quel di Lenno, grazioso borgo sulla sponda comasca del Lario, l’azienda trasforma il pescato del lago – agoni, lavarelli, alborelle, salmerini – in specialità affumicate, in carpione, aromatizzate, essiccate e tanto altro.

Marco e la famiglia si approvvigionano dai pochi pescatori artigianali che tengono in piedi la rara economia del Lago di Como.  Questa scelta rende il loro laboratorio un valido punto di riferimento per il sostegno della pesca locale, condotta nel pieno rispetto dei cicli naturali e del “fermo pesca”. Non mancavo, ovviamente, anche alcune referenze di pesce di acquacoltura selezionati a livello locale, in particolare la trota.

I prodotti delle “Specialità Lariane” sono un’offerta limitata

Filetto di lavarello
Il lavarello è una delle icone della pesca del lago di Como. Conosciuto anche come coregone, è apprezzato per la sua carne, piacevole che ben si adatta alla trasformazione.
In questo caso viene lavorato e affumicato a caldo con legni macinati e spezie. Ottimo se leggermente scaldato a bagnomaria, come base per insalate.
Suggerimenti: per gustarlo al meglio, conditelo con un filo d’olio extra vergine e limone. Che goduria!

Filetto di trota marinato
Questo prodotto è realizzato con materie prime di primissima qualità, selezionate da allevamenti di acquacoltura locali. Le trote, freschissime, sono pulite e marinate con verdure, vino, un po’ di aceto e erbe aromatiche che conferiscono al prodotto un gusto piacevole e intenso.
Si gusta al meglio leggermente scaldato a bagnomaria, tagliato a fette, come base per un’insalata o le più svariate ricette.

Bottarga di lavarello
La bottarga è un’eccellenza che si ottiene dalle uova di pesce salate e essiccate. Comunemente si associa questa specialità alle uova di muggine (cefalo) o di tonno; meno comune, o meglio rarissima, quella ottenuta da pesci di acqua dolce. Ecco un raro esempio: 100% bottarga di lavarello.
Questa bottarga si presenta già grattugiata e pronta per condire pasta e crostini.