Il 35% del territorio italiano è caratterizzato da zone montuose. Ed eccoci a parlare di montagna, dei suoi paesaggi emozionanti e dei suoi prodotti strepitosi!
In molti casi, infatti, le produzioni agroalimentari costituiscono la spina dorsale della vita montana, incidendo sugli aspetti economici, sociali, demografici e culturali delle popolazioni e sui fattori ecologici e morfologici.
Il patrimonio gastronomico è molto rilevante e apprezzato dai consumatori che vi ritrovano la qualità e la genuinità tipica dell’ambiente montano.
Inoltre, i produttori montani sono di norma aziende di piccolissima dimensione e a conduzione familiare, proprio come piacciono a noi! E proprio perché lavorare in montagna è più difficile e impegnativo, i prodotti stessi diventano un tassello fondamentale per il mantenimento della popolazione in queste aree e l’attivazione di importanti economie locali, contribuendo a preservare e rendere vive le tradizioni e le culture, il paesaggio e la biodiversità, presidiando il territorio e tutelandolo dal dissesto. Abbiamo così deciso di approfondire qualche storia dei nostri produttori di montagna!
Come la storia del Consorzio dei Produttori Valli del Bitto, capitanato dal vulcanico Paolo Ciapparelli che si è fatto portavoce della cultura dell’alpeggio e del lavoro di produttori e malgari, nonché gestore del centro di affinamento dedicato a questo grande capolavoro caseario. Capolavoro caseario che anch’esso capace di raccontare una storia tra le più affascinanti ma anche controverse, alimentate da coraggio, passione, tenacia, rispetto per la cultura rurale di questo angolo marginale della Valtellina. Storia di uomini e donne che tengono in vita, attraverso questo formaggio, minacciato dalla banalizzazione commerciale, una tradizione, un territorio, un paesaggio: stiamo parlando dello Storico Ribelle – già Bitto Storico – nome attributogli dal Consorzio Produttori Valli del Bitto per identificare la versione autentica e rara del noto formaggio valtellinese.

Sempre tra le pendenze della Valtellina troviamo Birba e Faso, le anime dei Dirupi. I due giovani ragazzi sono il volto nuovo del vino valtellinese: armati di entusiasmo e competenza gestiscono piccoli appezzamenti di terra da cui ottengono uve di altissima qualità. La vinificazione dà origine a vini rigorosi, eleganti che parlano il linguaggio del Nebbiolo di montagna – localmente detto Chiavennasca. Birba e Faso fanno parte di quei contadini che mantengono vivo anche il paesaggio del vino valtellinese, caratterizzato dal susseguirsi di muretti a secco che generazioni e generazioni di contadini hanno creato al fine di ricavare fazzoletti di terra sottratti alla roccia delle montagne.

Spostandoci su rocce diverse del nostro territorio montano, troviamo i fratelli Corrà: precisamente in provincia di Trento a Smarano, paese di poco più di 400 anime a circa 1000 metri sul livello del mare, sopra il lago di Santa Giustina. E’ in questo angolo remoto e fuori dal mondo delle montagne del Trentino che ha sede questa storica azienda familiare, dedita da generazioni alla produzione e alla valorizzazione della cultura della norcineria artigianale. Lo speck è l’apripista della tradizione di Pio e Luca, veri e propri portabandiera di questo straordinario salume affumicato che producono, lavorano, stagionano con sapienza e attenzione alla qualità della materia prima.

E insieme allo Speck non possiamo non assaggiare qualche formaggio. Siamo dall’altra parte dell’Adige, a Moena, dove le tra gli alpeggi e le vallate, nel cuore delle Valli di Fiemme e di Fassa, il caseficio sociale di Moena e Predazzo fonda la sua storia e il suo legame con l’arte casearia del territorio. Il Puzzone di Moena è il Principe di questa zona, simbolo indiscusso di bontà e distintività, insieme a tante altre eccellenze di latte vaccino.

Ci manca qualcosa? Un po’ di vino! Come non raccontare la storia dei Sölva, una famiglia 100% dedicata al vino: Dieter ed Evelin, insieme ai figli Michael, Maximilian e Niklas, portano avanti la cantina Niklaserhof nel rispetto del territorio e del bellissimo paesaggio della zona di Caldaro. I vini raccontano il loro impegno nell’esaltare la tipicità e l’armonia di questa valle: schietti, diretti, complessi, ma al tempo stesso dalla vibrante beva.

E con un altro calice direttamente dalle Dolomiti brindiamo ai prodotti di montagna, all’insegna del lavoro di squadra. La Cantina Tramin, fondata nel 1898 a Termeno (Tramin in tedesco), è una tra le prime realtà cooperative della regione e rappresenta il lavoro di 300 vignaioli nel cuore dell’Alto Adige legati a questa terra da generazioni. Il vino che ne risulta esprime appieno il terroir unico di queste zone: un microclima che beneficia degli influssi caldi dal Lago di Garda, e gli sbalzi di temperatura tra giorno e notte. I vini sono freschi e inebrianti come i venti delle montagne e la cultura contadina locale ha permesso di mantenere nel tempo le migliori pratiche, figlie di una conoscenza approfondita della natura e dei suoi ritmi.
