Quasi pronti alla vendemmia 2020 in Puglia

Aspettando il magico momento della vendemmia, abbiamo fatto due chiacchiere con Giovanni di Cantine Losito, una bellissima realtà votata al biologico da vent’anni nel Gargano

Ciao Giovanni! Parlaci dell’azienda: di come è nata, dove si trova e chi ci lavora.

L’azienda di famiglia è stata fondata alla fine degli anni 1950 grazie all’intuizione di mio nonno Giovanni Losito, viticoltore che decise di credere nelle Terre del Gargano, nel nord Puglia, perché notò la compresenza di mari, monti, grandi estensioni di terreni fertili e di ottimo clima per la viticoltura di qualità. Mio padre Leonardo ha perpetrato la tradizione viticola familiare diventando anche enologo. La terza generazione è costituita da me, enologo, e mia sorella Aurelia che si occupa invece di esportare i nostri vini nel mondo. Oggi l’azienda consta di 60 ettari condotti in agricoltura biologica ed è gestita personalmente da tutti noi.

Che tipi di uva coltivate e che tipi di vini producete?

Avendo 60 ettari ci divertiamo ad avere diverse varietà d’uva che vinifichiamo singolarmente, a partire da quelle più tradizionali della zona come Fiano, Falanghina, Moscato, Primitivo, Negroamaro, Nero di Troia (in rosso e rosé), passando per Chardonnay, Cabernet Sauvignon e Syrah, di stampo internazionale ma che inevitabilmente prendono le caratteristiche di questo territorio, rendendoli comunque unici. L’unico vino non monocultivar è il Falesia, un vino estivo composto da 50% Moscato bianco secco, 25% Fiano e 25% Falanghina, chiamato così in onore della Falesia, la roccia che caratterizza le coste del Gargano e che ha ispirato il design di tutte le nostre etichette con le sue linee semi-parallele.

Parliamo ora dell’evoluzione nel tempo dell’azienda. Ci sono state evoluzioni nei metodi di coltivazione e nella vinificazione? Quali tecniche antiche invece continuate a seguire?

Certo, abbiamo apportato innovazioni importanti! In vigna abbiamo abbandonato il sistema di coltivazione a pergola tipico pugliese a favore della spalliera, in modo da avere più qualità e sanità dell’uva; siamo passati al biologico 20 anni fa e cerchiamo di essere sempre più sostenibili grazie a pratiche antiche come l’inerbimento e la concimazione naturale con vinacce d’uva; in cantina le pratiche sono in continua evoluzione così da ottenere vini a più basso intervento possibile, al fine di eliminare o ridurre i coadiuvanti enologici, soprattutto la solforosa, ed ottenere vini vegan, cioè esenti da allergeni di origine animale. Ciò si ottiene prima di tutto lavorando al meglio in vigna, selezionando l’uva più sana e usando in cantina metodi fisici al posto dei chimici, al fine di rispettare le caratteristiche di ogni vitigno.

Giovanni Losito con suo padre Leonardo, il nonno Giovanni e la sorella Aurelia

Siete stati tra i primi nella zona a produrre vini biologici. Com’è nata questa idea e da quando lo fate? Tutti i vostri vini sono biologici?

Si, tutti i vini sono biologici certificati e vegan. L’idea di passare all’agricoltura biologica venne a mio padre nel 1997, ben prima che l’opinione pubblica fosse sensibilizzata sull’argomento. Egli cominciò a notare che il sapore delle uve non era più quello di una volta e quindi volle tentare una viticoltura meno intensiva e più naturale, complici le condizioni climatiche favorevoli del nord Puglia. Dopo pochi anni di prove, nel 2000 cominciammo l’iter di certificazione e da allora siamo sempre più convinti di questa scelta anche grazie ai diversi premi internazionali ricevuti sui vini.

Come sta andando l’annata? Come prevedi che sarà la vendemmia?

È un’annata abbastanza tranquilla nella nostra microzona, cioè le condizioni climatiche sono nella media, il classico clima caldo-arido ha tardato ad arrivare per fortuna, e ci sono state scarse piogge che da un lato hanno contenuto gli attacchi parassitari, dall’altro ci hanno costretto ad irrigare per evitare danni alle piante. La fioritura non è stata ottimale, risultando quindi in una produzione potenziale di uva contenuta, sicuramente a favore della qualità.

Come vivete il momento della vendemmia? Ci sono delle tradizioni, dei rituali, dei ricordi di famiglia legati a questo momento a cui tieni particolarmente?

La vendemmia per noi è frenesia! Cominciamo all’alba e rimbalziamo tra vigna e cantina per raccogliere, ricevere le uve e lavorarle subito per non perderne le caratteristiche peculiari. È anche un momento solenne in quanto la natura passa a noi la responsabilità di preservare e valorizzare la bontà delle uve che ha portato a maturazione. In quei momenti ogni azione e decisione riguardo il processo è fondamentale perché si riflette per anni nel vino, senza poter tornare indietro. Si sente quella pressione positiva di un genitore che vuole dare il meglio al proprio neonato.

Giovanni, i tuoi vini sono ottimi e molto particolari. In che modo il territorio e i vostri metodi incidono sul prodotto finale?

I nostri vini sono speciali perché provengono da una zona unica, a cavallo tra il Tavoliere delle Puglie e le Terre del Gargano, quindi con influenza di mari e monti; inoltre ci mettiamo del nostro dalla vigna alla cantina con le nostre competenze ed esperienza di tre generazioni, rispettando l’ambiente e le potenzialità dei vini.

Adesso passiamo all’assaggio. Come consigli di degustare e abbinare i tuoi vini? Qual è il tuo preferito?

Per quanto riguarda i bianchi Falanghina e Fiano, consiglio di servirli non troppo freddi. Essendo entrambi parzialmente macerati sulle bucce ed affinati sui loro stessi lieviti si prestano a pietanze più impegnative, anche grazie alla loro spiccata mineralità. Il Fiano si abbina bene a pesce cotto sotto sale, grigliate di pesce e formaggi erborinati; il Falanghina è più adatto su pesci più “carnosi” come tonno e pesce spada, o formaggi mediamente stagionati.

Un consiglio per degustare i rossi Nero di Troia e Primitivo: apriteli, versatene un po’ nel calice, ed attendete 15 minuti prima di degustarli. Sono due rossi senza residuo zuccherino, secchi, quindi adatti ai pasti: il Primitivo è consigliato su piatti a base di manzo, il Nero di Troia con piatti più rustici, a base di maiale o carni speziate. Non riesco ad avere un preferito, i nostri vini sono tutti nostri figli curati con amore, ma posso dire di essere molto orgoglioso dell’eleganza del Fiano e dei sentori inusuali del Nero di Troia.

Se vuoi saperne di più e interagire con Giovanni di Cantine Losito, non perdere la diretta Instagram sul nostro profilo giovedì 30 luglio alle 18:00.

Un Parmigiano unico al mondo!

Il Parmigiano Reggiano è il Re dei formaggi italiani? Diciamo di sì, non fosse altro per la sua popolarità, per la sua connotazione geografica, per la sua tecnica di produzione distintiva, per la sua indiscutibile bontà.… ma cosa succede quando, a queste virtù, si somma una produzione biologica, fatta in montagna, con latte della razza antica Bianca Modenese?

Succede quello che è di casa al Caseificio Santa Rita, la cooperativa di Parmigiano Reggiano Biologico di Montagna di Razza Bianca Modenese Presidio Slow Food.

ParmigianoReggiano2

Una realtà esclusiva nel senso vero del termine. E’ l’unica al mondo a portare avanti il progetto di sostegno della biodiversità della razza locale, secondo i dettami dell’agricoltura biologica. Il Parmigiano che ne deriva, infatti, è l’unico di Razza Modenese ad avere il sigillo BIO.

Ma quanto se ne produce?
Una sola forma al giorno per 365 giorni all’anno.

Perché è un Presidio Slow Food?
Perché questo Parmigiano è prodotto da latte di una razza antica a rischio di estinzione. Parliamo della Bianca Modenese, un animale storicamente impiegato nel territorio che è stato poco a poco soppiantato dalle classiche frisone che producono molto di più. Acquistare questo Parmigiano, quindi, significa sostenere la biodiversità animale del Modenese, nonché apprezzare il gusto distintivo di un latte più saporito.

Bianca Modenese

I volti della mela

Gasperi

La mela è il frutto più coltivato al mondo. Ed è proprio per questo che oltre a mangiarlo tal quale, appena colta dalla pianta nel pieno della sua stagione oppure dopo mesi di conservazione in celle frigorifero come è pratica fare, la mela si presta ad essere trasformata di mille altre varianti e prelibatezze.

Senza incorrere nell’infinito bagaglio di ricette tradizionali che la vedono coinvolta in artefatti straordinari quali l’apple pie americana, la torta di mele nella cultura casalinga italiana, la tartatin francese e chi più ne ha più ne metta, la mela è base di un eccellenti derivati che hanno come obiettivo quello di trasformare la natura solida e formosa del noto pomo senza privare lo stesso delle differenti proprietà nutrizionali e salutistiche.

Vediamone alcuni:

  • il succo di mela: uno delle poche bevande al mondo definibili proprio “succhi”, vale a dire risultato della sola spremitura di frutta, senza null’altro aggiunto. Gli agricoltori di Cortilia ne offrono alcuni esempi. Quello della Valtellina ottenuto da mele tradizionali di montagna è quello del Frutto Permesso, da varietà antiche, Presidio Slow Food
  • le polpa di mela: una squisitezza che unisce le virtù di una mela appena tagliata con la praticità e il gusto di un dessert al cucchiaio. Su questo prodotto ha investito con grande visionarietà Daniele Franchetti, il nostro produttore di fiducia di mele delle Valtellina. Ha dato vita a una produzione di piccoli vasetti il cui contenuto è solo ed esclusivamente mela! Zero compromessi, per un risultato che si presta ad attrarre i più golosi, ma assolutamente indicato anche per i più piccoli per lo svezzamento. Provate per credere

Frutto Permesso – le mani nella marmellata

Confettura, Cortilia

Ci prendiamo qualche istante per raccontarvi una storia nuova. Abbiamo da pochi giorni accolto con entusiasmo all’interno del gruppo di agricoltori di Cortilia, una realtà molto particolare che merita un piccolo approfondimento conoscitivo.

Parliamo del Frutto Permesso, nome già singolare che mette subito in evidenza la creatività e l’impegno di questa piccola cooperativa agricola nella produzione di prodotti distintivi e di qualità.

Per conoscere l’azienda dobbiamo anzitutto abbandonare l’idea della monocoltura cerealicola e mentale ed entrare nel vivo di un mondo a sé, tanto originale quanto attuale, in cui l’agricoltura assume connotati nuovi e antichi al tempo stesso.

Il Frutto Permesso è un’azienda agricola di stampo cooperativistico che produce idee, emozioni, cultura, ma anche e soprattutto concretezza agricola con prodotti della terra che spaziano dalla frutta (la zona è ad altissima vocazione per mele, ciliegie, albicocche, pesche, pere, kiwi), ai più svariati ortaggi di stagione, ma anche carne da animali allevati in azienda, ai salumi fino a cereali e farine.

La base produttiva è costituita da circa 15 aziende, tutte distribuite a pochi chilometri da Torino, all’imbocco della Valle Pelice.

Agricoltori, Cortilia

Tra gli elementi distintivi della cooperativa c’è la totale aderenza al mondo dell’agricoltura biologica. Ma non solo. Forte sensibilità è posta nei confronti della biodiversità agricola. Ad esempio, oltre alle varietà tradizionali di mele e pere, il Frutto Permesso è custode attivo del ricchissimo patrimonio di cultivar antiche, come la Grigia di Torriana, la Runsé, la Magnana, la Martin Sec e tante altre.

Il Frutto Permesso dispone anche di un sofisticato laboratorio di trasformazione, finalizzato a valorizzare i propri prodotti.

Ottimi i succhi di frutta, i nettari, ma anche le confetture extra e le conserve, tutte realizzate con materie prime della cooperativa, rigorosamente bio.

Agrumi di Sicilia BIO… come riprendersi dopo le abbuffate

Gli agrumi sono il simbolo dell’inverno… un tocco di vivacità e freschezza che contribuisce a colorare il freddo di questa stagione, oltre che a prevenire raffreddori e malanni.
Quest’anno il network di Cortilia si è arricchito degli agrumi dell’azienda Bioinvio, di Vittoria, in provincia di Ragusa.
Questa volta vogliamo parlarvi di stagionalità delle arance… è curioso sapere che il frutto per eccellenza dell’inverno, icona della sicilianità più profonda, non è sempre uguale, ma varia durante la stagione.

AranceEcco le principali varietà…

Navel
Questo gruppo di arance (Navelina, Washington Navel e Navelate) è caratterizzato dalla buccia uniformemente colorata e dalla forma regolarmente sferica. Le arance Navel sono disponibili sul mercato da novembre a tutto maggio.
È un gruppo varietale molto diffuso e apprezzato dal mercato, per la squisitezza della polpa e la dolcezza del succo, di colore biondo.

Moro
L’arancia Moro, varietà tipicamente italiana, è disponibile sul mercato dalla prima decade di dicembre a tutto febbraio. La presenza nella polpa di particolari pigmenti, gli antociani, conferisce al succo del Moro un caratteristico color rosso intenso.

Tarocco
L’arancia Tarocco è disponibile sul mercato da metà dicembre a tutto maggio. Il profumo e la dolcezza della polpa, oltre che la ricchezza di succo, ne fanno una delle varietà più richieste tra gli estimatori delle “arance pigmentate”.

Sanguinello
L’arancia Sanguinello è di forma globosa o obovata, pezzatura media, presenta una buccia di colore arancio con sfumature rosse, e una polpa di colore arancio con screziature rosse. Contiene pochi semi. L’epoca di maturazione è medio-tardiva: ha inizio in febbraio, mentre il grosso della raccolta viene a cadere tra marzo e aprile, mesi in cui i frutti raggiungono le migliori caratteristiche organolettiche. I frutti, raggiunta la maturazione, hanno breve persistenza sulla pianta.